“Non esiste quello che vedete, esiste quello che fotografate”, Franco Fontana.
E perciò uno stile, che fa di uno sguardo un particolare interprete della realtà, di un fotografo un autore, in questo caso un autore entrato a pieno titolo nella storia della fotografia italiana, uno dei maestri italiani della fotografia a colori.
Fontana, classe 1933, ha cominciato a dedicarsi alla fotografia amatoriale nei primi anni Sessanta, allestendo la prima personale a Modena nel 1968; all’inizio degli anni Settanta era già un affermato autore del colore.
La sua è stata una scelta contro la convinzione che la fotografia “alta” fosse in bianco e nero; scelta avvenuta proprio negli anni in cui la cultura “bassa” popolare entrava nel mondo dell’arte fotografica ridefinendone i confini.
L’uso personale del colore, squillante e vivo, reale e astratto nello stesso tempo, unito all’originale interpretazione del paesaggio, letto spesso attraverso strutture geometriche essenziali, lo ha portato alla notorietà internazionale.
Il colore infatti, è per l’artista modenese mezzo espressivo di sensazioni filosofiche, emozioni e interpretazioni.
Sue fonti d’ispirazione sono la natura e la luce dalle quali sono nati i famosi paesaggi, dove l’uomo è un’ombra che si confonde con essi, dove il corpo e gli oggetti assumono la leggerezza e l’inconsistenza di fantasmi.
Gli scatti di Fontana cancellano per evidenziare. Ogni situazione appare come la sintesi delle cose, per realizzare il passaggio del ripreso da oggetto a soggetto. Immagini, che più che illustrare o rappresentare, badano ad esprimere, segnalare e interpretare ciò che abbiamo di fronte. Di seguito un’interessante tributo al maestro.